Il Blog di Gianluca Rossi


w gli zingari
Maggio 20, 2008, 7:41 PM
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Il manuale del galateo  istituzionale vorrebbe che il governo di uno Stato non ficcasse il naso nelle faccende di casa altrui. Peccato che questo non avvenga quasi mai, tanto che nel mondo le faccende “altrui” si sistemano con il metodo ben più concreto della ”ingerenza umanitaria”.

Per non parlare della partecipazione attiva (attivissima) dello Stato vaticano alle faccende di casa nostra.

Sulla questione ROM meno male che gli spagnoli ci ricordano che condannare le violenze è un atto necessario e non solo perché siamo in Europa. Gli spagnoli non hanno preso in considerazione che il livello del dibattito politico in Italia è sotterra.

Per me resta una ferita aperta quel consiglio dei ministri straordinario dopo l’aggressione della donna a Tor di Quinto. Ricordo Veltroni: “Non si possono aprire i boccaporti..  Roma era la città più sicura del mondo prima dell’ingresso della Romania nell’Ue”.

Mi deluse Paolo Ferrero che non disertò quel Consiglio dei ministri.

 Abbiamo smarrito la strada della solidarietà e dell’accoglienza e siamo nel pieno di una sconfitta culturale. Il mio amico Gerardo direbbe che ci vuole un nuovo umanesimo, mio padre affermerebbe che il frutto si vede dall’albero.


5 commenti so far
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Gianlù, il prossimo, soprattutto se non’è molto prossimo, non interessa più. E’ scandaloso che un governo(autodefinitosi democratico)produca questi “decreti sicurezza”, ma è ancora più scandaloso che l’opinione pubblica non fa una piega, la chiesa se si pronuncia lo fa molto timidamente, anche i cosidetti intellettuali tacciono clamorosamente. Poi ricordiamoci che la piccola e media borghesia è di destra-centro

Commento di Pino

Per completare il quadro, aggiungo che con il reato di immigrazione clandestina, per la prima volta un individuo verrebbe condannato non per un atto lesivo verso altri ma per uno status personale! Tanto la situazione prima o poi esploderà, le ricette del governo e la politica in generale tentano di curare il tumore con l’aspirina; qualsiasi politica che non pensa e non programma avendo come costante riferimento il problema delle disuguaglianze sociali a livello globale, è destinata a fallire miseramente nell’aumento progressivo delle tensioni sociali (tutto questo poi, fino a quale limite?).

Commento di toto

L’aumento progressivo delle tensioni sociali – della “insicurezza” – non è una conseguenza di politiche sbagliate. E’ causa di politiche che vogliono proprio questo, uno stato di insicurezza totale, in tutti gli ambiti della nostra vita.
Bauman in un suo bel libro fa notare come il criterio di legittimazione degli Stati nazionali sia stato – nel Novecento – il welfare. Io Stato ti concedo la sanità, l’istruzione, etc ed in cambio ottengo il riconoscimento del mio potere. Con lo smantellamento delle politiche sociali lo Stato si è dovuto reinventare un nuovo principio di legittimazione del proprio potere. E questo nuovo principio è la sicurezza. Io Stato ti do una parvenza di difesa dalle insicurezze e tu mi legittimi di nuovo il mio potere.
Sennò davvero lo Stato – oggi – non avrebbe più senso perchè incapace di governare qualsiasi processo.
Naturalmente ho tagliato con l’accetta il discorso di Bauman ( che mi perdoni) ma io lo condivido in pieno.

Commento di Anonimo

Intervengo per la prima volta su questo blog (non sono avezzo ad intervenire in questi ‘luohi-non luoghi’) sollecitato sia dal suo promotore (gianluca) sia dalle ultime battute di questa riflessione. In particolare provo a dire la mia sulla ‘smarrita’ via della solidarietà e sulla sconfitta culturale che caratterizzano i comunisti (io mi sento ancora tale), la sinistra e, ancora più in generale’ i democratici (quelli con la ‘d’ minuscola).
Oggi viviamo in una fase in cui il capitalismo, attaverso la globalizzazione neoliberista e la monsializzazione finanziaria, ha introdotto quella frammentazione e quella molecolarizzazione sociale che molti definiscono ‘processo di americanizzazione’ e che inserisce quella che viene raffigurata come società in lotta con se stessa nei suoi corpi e nelle sue pieghe (Hobbes parlava di uomo lupo dell’altro uomo, se non ricordo male). E’ la società liquida di quel pensatore oggi molto citato e molto in voga (Baumann)? Non credo. Credo che siamo di fronte ad una società dalle ‘idee’ deboli (Vattimo) e dalle identità distrutte… la fine della Storia? non credo.
Tutto ciò ci interroga sul ‘come ri-disegnare un intellettuale collettivo’ capace di ridare un orizzonte in grado di uscire dall’attuale ‘onda lunga’ di un capitalismo ‘senza progionieri e con tanta morte’. E’ questo il tema di quella ‘egemonia culturale’ di cui ci parlava un intellettuale sardo (Gramsci) inventando (?) la categoria di intellettuale organico. Ovviamente non si può pensare di riannodare i fili di quella ‘traccia di pensiero’ se i loro fautori vengono – oramai quotidianamente – dichiarati morti non solo fisicamente.
Abbiamo la necessità – dicevamo – di un orizzonte comune della trasformazione che, per chi scrive, rimane l’orrizzonte comune di una rivoluzione che, a partire dal movimento reale, abolisca lo ‘stato di cose presenti’. Abbiamo la necessità di un orizzonte che però dica (e non rifletta soltanto) su che tipo di società vogliamo costruire e, soprattutto,su quali e da quali paradigmi essa debba essere retta. Abbiamo l’urgenza insieme di costruire un’azione finalizzata a quella trasformazione rivoluzionaria e, in barba a quanti pensano a sciogliere ancora di più l’esistenza nella liquidità (?) della società contemporanea.
Abbiamo la necessità, l’urgenza e il bisogno di tornare ad essere quello che eravamo (noi comunisti, intendo, pensando a Nietzsche e all’eccocome’ di Vattimo) a partire dalla chiarezza delle istanze che intendiamo rappresentare e dalla coerenza con il quale riusciamo a farlo. Senza essere per questo incapaci a cogliere le innovazioni necessarie…. ma ricordando che il movimento operaio non è una pagina bianca della storia.

Commento di ciccio

errata corrige: nel rileggere il mio commento trovo errori che provo a correggere….

1. al 2°rigo appare una faccina tipo ‘smile’… quella dovrebbe essere una parentesi di chiusura;

2. all’8° rigo ho scritto ‘monsializzazione’ al posto di MONDIALIZZAIONE;

3. al 13° rigo ho scritto ‘Baumann’ al posto di BAUMAN;

4. al 33° rigo cito ho scitto ‘eccocome’ al posto di ECCO COME.

Mi scuso con tutte e tutti sia per gli errori precedenti, sia per la ‘pedanteria’ con cui provo a correggerli.

Commento di ciccio




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